La 40enne Jenny Bone era in coma farmacologico da due giorni: i medici sono allora andati da marito John (58) dicendo che, secondo loro, non c’era più nulla da fare chiedendo l’autorizzazione per staccare la spina e dichiarare la morte cerebrale. John ha detto no una prima volta sperando che qualcosa accadesse. I medici sono tornati alla carica dopo pochi giorni e hanno ottenuto l’ennesimo rifiuto. Dopo una decina di giorni Jenny ha iniziato a dare i primi segni di vita: dopo due mesi di cure la donna è tornata a casa, ha ripreso a lavorare come geometra e recentemente ha partecipato a una corsa 5 km di beneficenza. Jenny era stata colpita da una rara malattia nervosa, nota come sindrome di Guillain-Barre_ il suo corpo era insensibile e non rispondeva ai test del dolore e dei riflessi, né a quelli cerebrali. Anche se Jenny appariva incosciente, sentiva e capiva tutto ciò che accadeva intorno a lei, anche se non poteva reagire in alcun modo. “Sono stata molto sorpresa che mio marito abbia detto ai medici di non spegnere la macchina di supporto vitale, visto quello che gli avevo sempre detto. E’ andato contro la mia volontà, ma ovviamente sono felice che lo abbia fatto”. John, ha detto “E’ stato un fulmine a ciel sereno sentirmi chiedere se volevo spegnere il supporto vitale. Per me era troppo presto per prendere in considerazione una cosa del genere. Un paio di giorni dopo mi hanno ripetuto la domanda mentre ero seduto al capezzale di Jenny tenendole la mano. Non avrebbero dovuto parlarne davanti a lei: quando in seguito ho saputo che lei aveva sentito tutto, per me è stato semplicemente agghiacciante. Lei ricordava tutto, parola per parola”.