Gigi D’Alessio: “Anna non si fida più di me…e questo mi pesa”

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Gigi D’Alessio è stato intervistato da Il Fatto Quotidiano ed ha chiarito alcune vicende giudiziare che lo hanno visto protagonista negli ultimi mesi. Ci sarebbe, fra queste, la storia delle rate non pagate per una Mercedes da 500 000 euro. Il cantante – accusato dai magistrati di rapina – ha dichiarato di essere vittima di un raggiro organizzato da Marco Palumbo, presentatogli da Costantino Vitagliano, con il quale D’Alessio aveva intrapreso un rapporto di amiciza. C’è poi la vicenda della rissa con due paparazzi, e qui il buon Gigi ammette di aver esagerato a levare le mani. Il cantante ha avuto problemi anche con Giovanni Cottone, padrino di suo figlio ed ex marito di Valeria Marini, con cui voleva riportare in Italia la produzione della Lambretta: “Quello della Lambretta era il mio grande sogno, ne parlo per la prima volta. Pensavo al futuro, a quello che avrei lasciato per i miei figli e al Sud. Qualcosa che andasse al di là della musica. Un progetto fallito che ancora oggi mi fa stare male. Volevo dare lavoro ai disoccupati della Campania, riportare da Taiwan la produzione degli scooter Lambretta. Si stimavano tremila nuovi posti di lavoro. Dico solo che avevamo comprato gli stampi di fabbrica e eravamo in trattativa con la Fiat per acquisire i capannoni dell’Irisbus di Avellino. Il mio obiettivo era assumere le migliaia di lavoratori licenziati. Cottone mi aveva nascosto alcuni ostacoli del business. Non mi aveva riferito che il marchio Lambretta, di proprietà di un’azienda indiana, era già stato venduto agli olandesi e che lui era in causa con questi ultimi. Ma era convinto di vincerla. È intervenuta una sentenza del tribunale di Milano a spegnere il mio sogno. Per quanto mi riguarda devo 3 milioni di euro da restituire in 20 anni a una banca lombarda. Poi c’è la parte della società di Cottone. Cottone? Non lo sentivo da un anno e mezzo. A Pasqua mi ha chiamato per gli auguri e gli ho detto di passarsi una mano sulla coscienza per quello che ha fatto perché ho creduto nel suo progetto e nell’amicizia. Se gli altri amici mi hanno fatto il servizietto di mettermelo nel … lui, diciamo, lo ha fatto in maniera più lieve. Mi ha promesso che un giorno mi toglierà da tutto questo casino e si accollerà anche la mia parte. Gli incontri con la criminalità organizzata? Non so cosa succede a Napoli. Vivo a Roma da 15 anni e queste cose non le seguo e non so neanche se ci sono ancora i clan. Non mi interessa e non lo voglio sapere. Voglio solo occuparmi della musica che mi ha fatto vendere 20 milioni di dischi e che forse a voi non piacerà, ma queste storie mi danneggiano e a breve devo affrontare un tour mondiale. Sono stato un ingenuo, ma non sono un disonesto. Anna Tatangelo cosa pensa di queste vicende giudiziarie? Non ha fiducia e fa bene. Ogni volta che le presento un documento, un contratto da firmare, lo vaglia insieme con il suo avvocato. Non considera più la mia opinione. E questa è una cosa che pesa”, conclude il cantante.

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